INIZIATIVE DEL CIRCOLO ACLI

Circolo Acli: un incontro di studio in Vaghezza, che si ripete da sette anni

«IL LAVORO CHE CAMBIA, CAMBIA LE RELAZIONI»

 Grandi trasformazioni economiche e sociali stanno cambiando il mondo. È necessario capirle per orientarle al bene della persona

Anche quest’anno il nostro Circolo ACLI terrà in Vaghezza la sua giornata di studio su un tema di rilevante importanza sociale. L’incontro si terrà il 5 di settembre e avrà come tema: «Il lavoro che cambia, cambia le relazioni».

La realtà del lavoro negli ultimi anni è profondamente cambiata. La quasi totalità di coloro che iniziano un nuovo lavoro lo fanno con un contratto atipico e non più a tempo indeterminato: nella provincia di Milano, nel secondo semestre del 2001, il 94% di coloro che sono stati avviati al lavoro lo hanno fatto con un contratto atipico.

Questo succede anche nella provincia di Brescia così come accade in tutto il Paese. Ciò è dovuto in modo particolare al nuovo modo di produrre i beni.

Le grandi fabbriche, dove i lavoratori trovavano la sicurezza economica e la garanzia del posto di lavoro, dove il sindacato aveva costruito la sua forza contrattuale e politica, oggi non esistono più. A Brescia nel 1971 il 27% degli addetti lavorava in aziende superiori a 500 dipendenti; oggi invece quella percentuale è scesa al 7,2%. La OM IVECO, ad esempio, da 5500 dipendenti e una sola azienda, è passata a 3500 addetti propri e a 10 imprese che lavorano all’interno del recinto di fabbrica; queste svolgono lavori che prima erano svolti dal personale OM IVECO.

«È in atto una profonda trasformazione nel modo di operare delle imprese: esse tendono a dismettere la proprietà di quanto possiedono e a snellire così la loro organizzazione. Nel contempo, però, potenziano la loro presenza, ponendosi sul mercato come struttura che può fornire e affittare ciò che in genere è prodotto da altre piccole industrie, dislocate nei posti più disparati e i cui prodotti esse hanno acquistato e firmato. In questa ottica le imprese hanno potenziato la presenza del loro “logo” e della loro immagine  e demandato tutto il resto, compresa la produzione dei beni, ad altri dai quali esse acquistano. Le imprese tendono a non essere più proprietarie degli immobili. E questa mentalità si va imponendo anche presso il cittadino comune, che sempre più tende a non possedere i beni in proprietà, ma ad affittarne l’uso. Dalla proprietà all’accesso». (Giancarlo Pianta)

La globalizzazione dell’economia - e in particolare della finanza, delle merci, del lavoro, delle immigrazioni - ha modificato profondamente il nostro Paese: in cinquant’anni la nostra economia è passata dall’essere prevalentemente agricola, ad essere prevalentemente industriale; negli ultimi vent’anni si è sviluppato in modo particolare il settore terziario o dei servizi (supermercati, strutture per il tempo libero, televisioni, attività culturali). Oggi potremmo dire che siamo ormai introdotti nell’era dell’informatica e del terziario avanzato.

Le imprese di beni e servizi si concentrano nelle mani di pochi e da loro dipendono coloro che lavorano. Secondo i gestori di queste imprese il lavoratore sarebbe come un bene da usare e da eliminare secondo la convenienza del mercato.

Il nuovo capitalismo che avanza esige che i lavoratori siano flessibili, disposti alla mobilità e a essere licenziati se non servono più all’impresa: il libro bianco pubblicato dal Governo e la volontà di modificare l’art. 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori vanno letti nella volontà dell’attuale maggioranza a spingere il mercato del lavoro verso un’economia neoliberista. Da qui le difficoltà nei rapporti tra le organizzazioni sindacali.

Di fronte a queste profonde trasformazioni ci siamo chiesti:«Accettare questa logica neoliberista che avanza, oppure contrastarla?». Grandi questioni come questa non si risolvono certo a livello locale: ma è proprio a livello locale che possono sorgere ipotesi e intuizioni da offrire alle grandi organizzazioni sociali e agli esperti. Senza trascurare il fatto che è sempre necessario capire le trasformazioni storiche che stanno trasformando la vita nostra e dei nostri figli.