GIGI BOBBA

Presidente dal 1998

 

L’undicesimo Presidente nazionale delle Acli è Luigi Bobba, tuttora in carica.

La responsabilità dell’associazione è stata “retta” da Bobba, come vice Presidente vicario, quando Franco Passuello si è dimesso (12 novembre 1998). Ma subito dopo il Consiglio nazionale lo avrebbe eletto nuovo Presidente.

Bobba è il primo Presidente aclista che rappresenta la generazione che si è formata nella stagione post-ideologica dei movimenti e delle associazioni. Aveva infatti solo 15 anni quando le Acli facevano la scelta più sofferta di tutta la loro storia ed è stato tra i più convinti sostenitori della pacificazione con la gerarchia della Chiesa e della rigenerazione, anche spirituale, del movimento aclista.

Luigi Bobba è nato a Cigliano, in provincia di Vercelli, il 29 maggio 1955. È sposato, con due figlie. Laureato in Scienze Politiche presso l’Università di Torino (1979), diventa Segretario di Gioventù Aclista, (1983-1986) e poi è responsabile del settore lavoro e della cooperazione. Dal 1994 è vice Presidente nazionale delle Acli e il 29 novembre del 1998 viene eletto Presidente.

La sua Presidenza si sta caratterizzando per una apertura ad orizzonti più europei e internazionali (Congresso di Bruxelles), per una ripresa della ricerca culturale e del “tornare a pensare” (Convegni di Vallombrosa), per l’importanza della spiritualità e della formazione come forze propulsive di una più efficace operosità e di un nuovo sviluppo associativo e di una crescente integrazione del sistema Acli.

Nel 2000, il XXI Congresso nazionale di Bruxelles lo conferma Presidente nazionale delle Acli.

Il programma della Presidenza Bobba appare molto ampio e lineare, articolato su cinque linee progettuali che impegnano tutto il movimento: il lavoro (Manifesto dei nuovi lavori); il welfare; la pace-cooperazione-immigrazione; la rete europea; la globalizzazione della solidarietà.

A questi obiettivi si aggiunge la realizzazione della Carta dei servizi e delle imprese, la Scuola nazionale di formazione per i quadri dirigenti, l’impulso dato alla FAI.

Ecco, in sintesi, una mappa operativa degli impegni assunti dalla Presidenza Bobba a partire dal Congresso di Bruxelles:

a) Testimoniare: innanzitutto una ragione di ordine spirituale. Il nostro essere cristiani, in una società che non è più naturaliter cristiana, non può essere confinato al foro interiore della coscienza. È forza viva, capace di alimentare tutti gli ambiti del vivere, dalla famiglia al lavoro, dall’economia alla politica.

b) Seminare: la vita associativa, qualificata secondo i principi del nostro statuto, è occasione per realizzare qualcosa di positivo non tanto e non solo per sé ma per gli altri. Una proposta educativa e formativa che non contrapponga dedizione agli altri  e realizzazione di se stessi rappresenta, oggi, un potente antidoto alla deriva individualistica e soggettivistica del vivere sociale.

c) Sentinelle: gli aclisti, con le loro unità associative (circoli, centri di formazione, società sportive, cooperative), possono svolgere il compito di sentinelle: avvistare i cambiamenti, individuare i rischi e le opportunità, intravedere i percorsi da compiere. Sentinelle specialmente per i più deboli, per coloro che hanno meno strumenti per comprendere le trasformazioni che stanno avvenendo e che vedono la loro vita e il lavoro diventare più precari e incerti.

4) Lavoro.it: è la radice della missione delle Acli, ma anche il punto più critico, quello che richiede maggior elaborazione culturale e più coraggio nello sperimentare forme nuove di azione sociale. La dignità del lavoratore del XXI secolo si giocherà prevalentemente attraverso una effettiva possibilità di accesso ai saperi, alle conoscenze, alle tecnologie; se, non si vuole subire lo scacco della globalizzazione, occorre agire non solo dal versante del lavoro ma anche da quello del consumo, del risparmio, dell’uso del tempo di vita. Oggi la tutela e la promozione del lavoro passano per un impegno capace di rendere sostenibile la flessibilità trasformandola in flessibilità “promozionale”.

 

Due sono le gambe che fino ad oggi hanno sempre permesso alle Acli di camminare nella storia: la formazione e l’azione sociale.

Di qui una nuova stagione  formativa che passa anche attraverso il progetto di una Scuola nazionale per il sistema associativo, un vero e proprio laboratorio di supporto al Movimento per interpretare la complessità sociale e per una efficace gestione delle imprese e dei servizi.

Le Acli rilanciano quindi l’idea di una Scuola perché sono consapevoli di custodire un pensiero educativo valido ed attuale capace di generare azioni sociali competenti e solidali per comprendere e riformulare criticamente, oltre il pensiero unico ed omologato, la società e i tempi in cui viviamo.

Ma forse la vera preoccupazione che anima molteplici iniziative della Presidenza Bobba (dal rilancio del cattolicesimo sociale - si pensi a Retinopera - alla petizione popolare sui diritti formativi) sembra essere la promozione della “causa cattolica” in termini culturali e politici, per evitare il rischio della irrilevanza e della loro insignificanza nella vita sociale e politica italiana.

Acli più giovani, più femminili, più europee, più colorate e ... in rete: questa è la formula preferita da Bobba. Un programma che è in via di realizzazione ma lontano la traguardo. Il tema della Conferenza organizzativa e programmatica del 2002 si colloca su questa lunghezza d’onda: “Scegliere il futuro. Giovani e adulti protagonisti delle Acli di domani”.

Ecco il futuro. È questa la nota dominante che contrassegna il tempo delle Acli che stiamo vivendo.

foto Marco Bucco