SCHEDE DI ACLISTI BRESCIANI ILLUSTRI

 

BEPPE ANNI

(Verolavecchia 28.12.1941 - Brescia 13.11.1987)

 

Fu Presidente delle ACLI bresciane dal 1971 al 1973

Fu Consigliere Nazionale delle ACLI dal 1972 al 1974

 

1941    Nasce a Verolavecchia (Bs) il giorno 28 dicembre, penultimo di sette figli. La famiglia lo cresce nell'ambiente tipico di un paese della Bassa alle prese con i gravi problemi della guerra e della ricostruzione.

 

1946            Il padre, invalido della prima guerra mondiale, muore di un tumore. La madre, che gli è subentrata nell’ufficio postale del paese, con l'aiuto delle figlie più grandi affronta pesanti sacrifici perché i ragazzi possano proseguire gli studi.

 

1953            E' convittore del Collegio "Villa marina" di Pesaro, riservato agli orfani dei dipendenti dell'amministrazione postale. Nella città marchigiana frequenta la scuola media e consegue la maturità scientifica.

 

1961            Si iscrive alla facoltà di Scienze politiche dell'Università di Pavia, una scelta rispondente anche alla maturazione di interessi legati alle esperienze condotte a fianco dei lavoratori delle fabbriche di Verolanuova. Con i fratelli aderisce alla Democrazia cristiana tesseran­dosi alla sezione locale.

 

1964            In occasione delle consultazioni amministrative promuove, sotto le insegne della Dc, la lista denominata di "democrazia", cui se ne oppone una civica presentata dai vecchi notabili del partito. Pur ostacolata dai dirigenti provinciali, l'iniziativa ottiene un pieno successo.

 

1966            Si laurea discutendo una tesi su: "Aspetti dello sviluppo economico in provincia di Brescia: l’industria delle armi". Parte per il servizio militare.

 

1967/69       Si impegna in un capillare lavoro di sindacalizzazione degli operai occupati nelle fabbriche della Bassa, sorte numerose agli inizi degli anni sessanta. Iscrittosi alle Acli, diviene respon­sabile dell'Ufficio studi provinciale. Direttore di "Battaglie sociali", fa dell'organo di stampa dell'organizzazione un foglio aperto alla ricerca e al più ampio confronto.

 

1970            E' tra i più vivaci sostenitori della "ipotesi socialista" sancita dalle Acli al convegno di Val­lombrosa.

 

1971          A conclusione del XII Congresso provinciale delle Acli bresciane, dedicato al tema "il mo­vimento operaio cristiano per un'alternativa al capitalismo", viene eletto presidente dell'as­sociazione. Rinuncia al ruolo di funzionario dell'associazione e inizia l'attività di insegnante.

 

1972    Partecipa alle riunioni che sfoceranno nella fondazione della Cooperativa popolare di cultur­a, un centro d'incontro tra le varie componenti - cattoliche e marxiste - della contestazione studentesca. La sua presidenza alle Acli deve misurarsi con i problemi derivanti dall'intervento delle gerarchie ecclesiastiche, nazionali e locali, sulla linea dell’organizzazione.

 

1973 Dopo un convegno tenuto a villa San Filippo, dove le sue posizioni risultano minoritarie, si dimette dalla guida delle Acli.  Presidente della Cooperativa popolare di cultura, è tra i promotori di una serie di incontri e dibattiti sul rapporto tra fede e politica, sul Concordato, sulla storia del movimento sindacale, sulla presenza dei cattolici nella società italiana, in­contri che riscuotono vasta adesione ed ampia eco. E' animatore dei gruppi bresciani e lombardi che ruotano attorno all’esperienza del movi­mento "Cristiani per il socialismo".

 

1974          Membro del Comitato di agitazione degli insegnanti, partecipa attivamente a manifesta­zioni e lotte della scuola. In occasione del referendum sul divorzio interviene a numerosi dibattiti per sostenere le posizioni dei "cattolici per il no". Esce definitivamente dalle Acli con il gruppo della sinistra, da lui capeggiato.

 

1975/76       Avvicinatosi alla esperienza de "il manifesto", partecipa alla fondazione del Pdup divenen­do prima membro della segreteria e poi segretario provinciale. È candidato alle elezioni politiche nel cartello della sinistra extraparlamentare comprendente, oltre al Pdup, Lotta continua, Avanguardia operaia e il Movimento lavoratori per il socialismo formazioni che gli elargiscono un consenso più convinto di quello attribuitogli dal partito di appartenenza.

 

1977/79       Dopo la spaccatura sancita a Bologna tra la componente dell'ex "manifesto" e quella facente capo a Vittorio Foa, esce dal Pdup e promuove la fondazione di Democrazia prole­taria. Continua ad essere punto di riferimento di gruppi informali e di militanti che si rico­noscono nella sua figura. Segretario provinciale di Democrazia proletaria, capeggia la lista di Nuova sinistra unita alle elezioni politiche del 1979 ottenendo un significativo successo di preferenze.

 

1980/82       Dopo la sconfitta elettorale di Dp lavora al rilancio del partito, stringendo contatti e colle­gamenti in più direzioni: con gruppi antinuclearisti, pacifisti e antimilitaristi, con il movi­mento dei precari nella scuola. Dopo essere stato emblematicamente iscritto per un'intera fase a Cisl e Cgil, a riprova di una battaglia per l'unità, restituisce la tessera sindacale. La­vora con gli insegnanti che contestano la politica scolastica confederale in nome di indirizzi più radicali. È tra i promotori della raccolta di firme per il referendum sull'abrogazione delle norme di congelamento della contingenza nelle liquidazioni.

 

1983          E' candidato di Dp alle consultazioni politiche. Il partito raggiunge il quorum. Per un esi­guo scarto di voti tuttavia non risulta eletto.

 

1984/86    Entra nella direzione nazionale di Dp ed è riconfermato segretario provinciale. Si impegna attivamente nei comitati per la pace, il disarmo, la disobbedienza civile, la difesa popolare non violenta, la tutela dell'ambiente e contro l'installazione delle centrali nucleari.

 

1987          In occasione delle consultazioni politiche, benché già gravemente malato, partecipa alla campagna elettorale di Dp, conseguendo un significativo successo personale. Il suo decesso, avvenuto il 13 novembre, suscita una vastissima commozione. I funerali assumono una coralità che testimonia il prestigio e la stima goduti come uomo e come esponente politico.